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straordinario successo del convegno sul ddl anziani

Noi ci siamo, è il messaggio forte lanciato dalle associazioni datoriali di categoria ANASTE, UNEBA, ARIS ed AGESPI in apertura del convegno, organizzato su iniziativa del senatore Franco Zaffini. Ci siamo stati, con il nostro apporto decisivo, durante la pandemia, e vogliamo continuare ad essere protagonisti, partecipando all’elaborazione dei provvedimenti che riguardano l’assistenza ai più fragili.

LE ASSOCIAZIONI : NOI CI SIAMO PER PORTARE UN CONTRIBUTO DI ESPERIENZA ED IDEE INNOVATIVE

E’ nostro diritto e dovere – ha detto in apertura di convegno il presidente Uneba Franco Massi – partecipare e contribuire alla costruzione di un nuovo modello di assistenza sanitaria e sociale, e quindi chiediamo il riconoscimento del nostro ruolo fondamentale lungo tutto l’arco delle prestazioni assistenziali che con i nostri enti offriamo”.

Rivendichiamo la presenza delle Rsa all’interno del sistema sanitario dell’assistenza territoriale e il ruolo delle Rsa come presidio sanitario”, ha sottolineato il presidente di Anaste Sebastiano Capurso, che si è soffermato sulla estrema carenza di posti letto residenziali in Italia (meno della metà della media europea – su 3,95 milioni di anziani non autosufficienti con gravi limitazioni funzionali sono disponibili solo 300.000 posti residenziali), situazione gravissima specie in alcune regio

ne del Sud, che si trovano in enorme ritardo. Ha affrontato poi la problematica della maggiore complessità clinica degli attuali utenti delle RSA, che nel 60% dei casi sono affetti da demenza e da altre gravi patologie, spesso associate, così da richiedere cure mediche sempre più impegnative, oltre che assistenza continua, che di certo non è possibile assicurare a domicilio.

Ha poi ricordato alcune delle proposte delle associazioni per ovviare ai problemi dell’assistenza territoriale:

1.- affidare ai medici di struttura il ruolo di medici di medicina generale, provvedimento a costo zero che avrebbe diversi vantaggi: valorizzare il ruolo dei medici interni delle RSA, spesso specialisti, oggi confinati in compiti burocratici ed organizzativi, assegnando loro attività cliniche, liberare 300.000 posti-scelta presso i MMG, oggi mancanti in molte aree del paese, semplificare procedure, eliminando passaggi burocratici tra RSA e MMG;

2.- modificare gli standard organizzativi, tenendo conto dei nuovi compiti di assistenza sanitaria per cure di lungo termine, compiti che oggi di fatto le RSA già svolgono, adeguando di conseguenza le tariffe, ferme da oltre 12 anni;

3.- realizzare il nuovo modello delle Rsa aperte, come “nucleo di partenza dei servizi sul territorio”, cioè come presidio di prossimità fulcro dei servizi locali di assistenza domiciliare, telemedicina, soggiorno diurno, ecc., rammentando che le RSA sono dotate delle equipe multiprofessionali più articolate e che sono l’unico setting del territorio attivo h24 per 365gg all’anno.

4.- integrare, nel piano di sanità digitale già previsto e finanziato dal PNRR, un sistema integrato di gestione dei posti letto territoriali (RSA, riabilitazione, hospice, ADI) per fornire agli ospedali, in tempo reale, la disponibilità di posti per dimissioni tempestive degli anziani dai reparti. Questa proposta consentirebbe di evitare il prolungamento improprio delle degenze ospedaliere nei reparti di medicina, stimata, da una recente survey della Fadoi (federazione associazioni dirigenti ospedalieri internisti) in oltre 2 milioni di giornate con uno spreco di oltre 1,5 miliardi di € all’anno, somma che potrebbe finanziare integralmente il costo delle degenze in RSA di 80.000 utenti per un anno, (senza parlare poi delle degenze prolungate negli altri reparti). Tale organizzazione avrebbe poi un enorme, positivo impatto nella riduzione del carico sui Pronto soccorso, che potrebbero tempestivamente trasferire i pazienti nei reparti di competenza.

Capurso ha concluso ricordando come, insieme a tanti colleghi, proprio tre anni fa ha vestito tuta bianca, occhialoni e cappuccio per entrare nelle corsie di ospedali ed RSA a combattere un nemico sconosciuto e mortale, a rischio della vita: “ questa enorme esperienza non deve essere dispersa, ma va valorizzata, perché tutti insieme abbiamo difeso il diritto alla vita ed a cure adeguate e dignitose per i nostri anziani, e non rinunciamo ad essere protagonisti anche della stagione della ricostruzione dei servizi”. 

Mariuccia Rossini, presidente di Agespi, ha evidenziato che le nuove strutture previste dal PNRR, come le case della comunità, sono utili ma sono l’unica risposta.
L’investimento maggiore deve essere fatto per colmare il gap di personale specializzato e per pagare di più questo personale specializzato”, ha detto.

Dobbiamo dare una risposta forte alla esigenza di non-isolamento degli anziani ammalati.  Gli operatori dei nostri enti non solo svolgono un servizio, ma hanno a cuore gli ammalati”, ha sottolineato padre Virginio Bebber, presidente di Aris.

Michele Conversano di HappyAgeing ha insistito sull’importanza di sostenere l’invecchiamento attivo e tenere conto della fragilità sociale ed emotiva degli anziani.

ZAFFINI: LE RISORSE ARRIVERANNO

Non più l’anziano fruitore di prestazioni sanitarie, ma protagonista di un modello di presa in carico”: questo il modello che prefigura il disegno di legge Anziani secondo il suo relatore, il senatore Franco Zaffini di Fratelli d’Italia, organizzatore del convegno, che ha rivendicato la scelta della deistituzionalizzazione dell’anziano.

Le risorse per la riforma, ha ammesso, sono un problema: ma il ddl, oltre a contare sulle risorse del PNRR, “mette a sistema e razionalizza percorsi di spesa ora divisi in mille rivoli”, ma mi impegno ad aggiungere risorse a questo comparto, fin dal Documento di Economia e Finanza (DEF)”, ha scandito Zaffini.

Apprezziamo la riforma, ma abbiamo qualche preoccupazione sulla copertura finanziaria”, ha detto Pietro Quaresimale, assessore alle politiche sociali della Regione Abruzzo e componente della Commissione politiche sociali della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in rappresentanza di Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza.

PAGLIA: LE RSA DIVENTINO CENTRI MULTISERVIZI

Siamo la prima generazione della vecchiaia di massa”, ha evidenziato mons. Vincenzo Paglia: bisogna costruire un nuovo pensiero politico, economico, sociale e spirituale sull’età anziana, “una stagione feconda della vita al pari di tutte le altre”.

Mons.Paglia ha poi presentato 3 proposte per le Rsa, in vista della costruzione di un continuum assistenziale che dia risposte adeguate agli anziani:

  • accreditare le Rsa, secondo precisi criteri, come strutture di transizione, ad esempio gli ospedali di comunità, e così mitigare i problemi di carenza di personale e strutture
  • incentivare le Rsa ad offrire l’intero spettro dei servizi del continuum
  • chiedere alle Rsa di agire nei territori considerando la distribuzione della popolazione, e in particolare le aree interne e i piccoli comuni, in modo da essere centri multiservizi e poter rispondere alla molteplicità della domanda

Leonardo Palombi, segretario della Commissione per la riforma dell’assistenza agli anziani, ha evidenziato la poca diffusione dell’assistenza domiciliare, che coinvolge solo una minima parte dei potenziali destinatari, e al Sud un terzo rispetto al Nord. Ha poi sottolineato anche la crescita di numerose, piccole strutture residenziali per anziani senza controllo al Sud, spesso abusive, come risulterebbe dai dati preliminari della ricognizione effettuata dall’Arma dei Carabinieri su incarico del Ministero della Sanità.

La credibilità dell’operazione sulla non autosufficienza del governo Meloni è legata alla prossima legge di bilancio”, ha sottolineato Cristiano Gori, portavoce del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, ribadendo che per riforme di ampio respiro servono risorse importanti, considerando come l’Italia stia destinando una quota di PIL all’assistenza sanitaria, ed in particolare a quella rivolta ai non autosufficienti, inferiore del 50% rispetto a quella degli altri paesi europei, e di come, di conseguenza, il numero di anziani non autosufficienti che ricevono cure ed assistenza dallo Stato sia enormemente inferiore. Gori ha poi rilevato la difficoltà della formulazione di un testo condiviso e leggibile del disegno di legge, che risulta infatti poco comprensibile per i non addetti ai lavori, anche in quanto frutto di apporti e contributi molto diversi ed articolati.

BELLUCCI: COLLABORAZIONE NELLA LEGGE DELEGA, COLLABORAZIONE NEI DECRETI LEGISLATIVI

Sono certa che entro il 31 marzo approveremo il Ddl Anziani in via definitiva”, ha garantito il viceministro delle Politiche Sociali Maria Teresa Bellucci, che ha ringraziato i “compagni di viaggio” che hanno collaborato al complesso iter di redazione del provvedimento. Una volta approvato il disegno di legge delega, bisogna scrivere i decreti legislativi. “E i decreti legislativi li scriveremo insieme”, ha promesso Bellucci.

C’è mezza Italia che non ha nè Adi (Assistenza domiciliare integrata) nè Rsa”, ha osservato Domenico Mantoan di Agenas, che ha espresso il suo appoggio alla proposta di mons. Paglia di avviare sperimentazioni di nuovi modelli nelle Rsa, per dimostrare che queste portano anche ad un risparmio di spesa sanitaria. Mantoan ha anche rivendicato con orgoglio: “abbiamo il migliore sistema sanitario del mondo, e nessun paese d’Europa sta investendo quanto noi nella telemedicina”, affermando infine che, a suo avviso, e rispetto a quanto prima affermato, “la permanenza degli anziani in ospedale per una settimana oltre il termine previsto per la dimissione non rappresenta uno spreco, perché si sta comunque fornendo un servizio”.

In chiusura Franco Massi ha ribadito la disponibilità delle associazioni presenti a partecipare fattivamente alle successive fasi di elaborazione dei decreti legislativi attuativi della riforma, alla luce anche della esperienza e delle capacità professionali che il mondo associativo è in grado di mettere a disposizione delle istituzioni.