Segnali importanti dal convegno del 16 marzo in Senato
Le associazioni datoriali di categoria intervengono nel dibattito sul ddl anziani. Verso una rete integrata di servizi, tra domiciliarità e residenzialità? ANASTE, UNEBA, ARIS ed AGESPI pronti a portare “Un contributo di esperienza e di idee innovative”
Da un lato il DDL anziani, dall’altro la realtà quotidiana, difficilissima. E non c’è tempo per dibattiti sterili e di bandiera. I problemi restano, ogni passo in avanti è faticoso e pieno di difficoltà e contraddizioni. Nel corso del convegno organizzato il 16 marzo presso la sala capitolare del Senato incentrato sul tema “Ddl anziani. Verso una rete integrata di servizi, tra domiciliarità e residenzialità” le associazioni datoriali di categoria ANASTE, UNEBA, ARIS ed AGESPI hanno fatto la loro parte, con un messaggio forte (“Noi ci siamo”) e con l’ennesima offerta di un contributo di esperienza e di idee innovative. I contenuti dell’incontro, del dibattito parlamentare in corso, del lavoro dietro le quinte purtroppo non arrivano all’opinione pubblica, i media sono distratti da altro. Ma chi lavora in questo quadrante non può aspettare e non può attendere, come ha affermato in apertura di convegno il presidente Uneba Franco Massi “Ci siamo stati, con il nostro apporto decisivo, durante la pandemia, e vogliamo continuare ad essere protagonisti, partecipando all’elaborazione dei provvedimenti che riguardano l’assistenza ai più fragili. “E’ nostro diritto e dovere partecipare e contribuire alla costruzione di un nuovo modello di assistenza sanitaria e sociale, e quindi chiediamo il riconoscimento del nostro ruolo fondamentale lungo tutto l’arco delle prestazioni assistenziali che offriamo con i nostri enti”.
“Ribadiamo l’insostituibile ruolo delle Rsa all’interno del sistema dell’assistenza territoriale e come presidio sanitario” gli ha fatto eco il presidente di Anaste Sebastiano Capurso, che si è soffermato sulla estrema carenza di posti letto residenziali in Italia (meno della metà della media europea), situazione gravissima specie in alcune regioni del Sud, che si trovano con un divario che appare incolmabile. Capurso ha messo anche sul tavolo la problematica della maggiore complessità clinica degli attuali utenti delle RSA, che nel 60% dei casi sono affetti da demenza e da altre gravi patologie, così da richiedere cure mediche sempre più impegnative, oltre che assistenza h24, che di certo non è possibile assicurare a domicilio. Quella tra domiciliarità e residenzialità non è una querelle ideologica, in sostanza, si tratta di due strade che si intersecano e si integrano, non che si contrappongono.
Il presidente Anaste ha anche ricordato alcune delle proposte delle associazioni per ovviare ai problemi dell’assistenza territoriale (le pubblichiamo a parte in questa pagina) e ha ricordato come, insieme a tanti colleghi, proprio tre anni fa abbia vestito tuta bianca, occhialoni e cappuccio per entrare nelle corsie di ospedali ed RSA a combattere un nemico sconosciuto e mortale, a rischio della vita: “questa enorme esperienza non deve essere vanificata, ma valorizzata, ha detto – perché tutti insieme abbiamo difeso il diritto alla vita ed a cure adeguate e dignitose per i nostri anziani, e non rinunciamo ad essere protagonisti anche della stagione della ricostruzione dei servizi”. Mariuccia Rossini, presidente di Agespi, ha evidenziato dal canto suo alcune riflessioni riguardo agli investimenti del PNRR sottolineando che l’investimento maggiore deve essere fatto per colmare il gap di personale specializzato e per pagare di più questo personale specializzato. “Dobbiamo dare una risposta forte alla esigenza di non-isolamento degli anziani ammalati. Gli operatori dei nostri enti non solo svolgono un servizio, ma hanno a cuore gli ammalati”, ha sottolineato padre Virginio Bebber, presidente di Aris.
Ancora, Michele Conversano di HappyAgeing ha insistito sull’importanza di sostenere l’invecchiamento attivo e tenere conto della fragilità sociale ed emotiva degli anziani. Il senatore Franco Zaffini di Fratelli d’Italia, organizzatore del convegno e relatore del Ddl, ha cercato di rassicurare la platea rilevando l’importanza di una nuova visione di questo settore. “Non più l’anziano fruitore di prestazioni sanitarie, ma protagonista di un modello di presa in carico”, è il modello che prefigura il disegno di legge Anziani. Le risorse per la riforma, ha ammesso Zaffini, sono un problema: ma il ddl, oltre a contare sulle risorse del PNRR, “mette a sistema e razionalizza percorsi di spesa ora divisi in mille rivoli”, ma mi impegno ad aggiungere risorse a questo comparto, fin dal Documento di Economia e Finanza (DEF)”, ha scandito il senatore. Apprezzamenti, perplessità, preoccupazioni (soprattutto per la copertura finanziaria) sono venute dagli intervenuti al dibattito e dai relatori, come Pietro Quaresimale, assessore alle politiche sociali della Regione Abruzzo e componente della Commissione politiche sociali della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in rappresentanza di Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza. “Siamo la prima generazione della vecchiaia di massa”, ha evidenziato mons. Vincenzo Paglia. presidente della Pontificia accademia per la vita: bisogna costruire un nuovo pensiero politico, economico, sociale e spirituale, sull’età anziana, “una stagione feconda della vita al pari di tutte le altre”.
Mons. Paglia ha poi presentato 2 proposte per le Rsa, per garantire la continuità assistenziale come risposta adeguata agli anziani: assegnare alle Rsa anche i compiti di ospedali di comunità per ottimizzare le risorse , e di centri multiservizi per favorire l’accesso all’assistenza anche alle zone più disagiate. Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas ha espresso il suo appoggio alla proposta di mons. Paglia di avviare sperimentazioni di nuovi modelli nelle Rsa e ha sottolineato, impietosamente, come “Mezza Italia non abbia né Adi (Assistenza domiciliare integrata) né Rsa”. Leonardo Palombi, segretario della Commissione per la riforma dell’assistenza agli anziani, ha evidenziato la poca diffusione dell’assistenza domiciliare, che coinvolge solo una minima parte dei potenziali destinatari, e al Sud un terzo rispetto al Nord. Ha poi sottolineato anche la crescita di numerose, piccole strutture residenziali per anziani senza controllo al Sud, spesso abusive, come risulterebbe dai dati preliminari della ricognizione effettuata dall’Arma dei Carabinieri su incarico del Ministero della Sanità.
“La credibilità dell’operazione sulla non autosufficienza del governo Meloni è legata alla prossima legge di bilancio”, ha sottolineato Cristiano Gori, portavoce del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, ribadendo che per le grandi riforme servono importanti risorse, considerando come l’Italia stia destinando una quota di PIL all’assistenza sanitaria, inferiore del 50% rispetto a quella degli altri paesi europei. Gori ha ribadito come sia necessario, specialmente sull’assistenza domiciliare, allineare le indicazioni del PNRR, che finanzia attività domiciliare a prestazione, rispetto a quanto previsto nel ddl 506, che imposta invece l’assistenza sulla presa in carico continuativa.
All’incontro in Senato ha partecipato anche il viceministro delle Politiche Sociali Maria Teresa Bellucci che ha garantito l’approvazione in via definitiva del Ddl Anziani “entro il 31 marzo” (ciò che è puntualmente avvenuto nei giorni scorsi, ndr) e ha ringraziato i “compagni di viaggio” che hanno collaborato al complesso iter di redazione del provvedimento. “Una volta approvato il disegno di legge delega, bisogna scrivere i decreti legislativi e i decreti legislativi li scriveremo insieme”, ha promesso la Bellucci. In chiusura Franco Massi ha ribadito la disponibilità delle associazioni presenti a partecipare fattivamente alle successive fasi di elaborazione dei decreti legislativi attuativi della riforma, alla luce anche dell’esperienza e delle capacità professionali che il mondo associativo è in grado di mettere a disposizione delle istituzioni. Resta da vedere se la politica accetterà sul serio consigli e aiuti.