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Il sistema sanitario affonda, le Rsa rivendicano un ruolo

di Michela Capurso

La medicina preventiva è indispensabile anche nell’età avanzata ma è carente e sono a rischio addirittura i servizi essenziali di assistenza e cura. Le Residenze Sanitarie Assistite possono supplire ai deficit di servizi per gli anziani autosufficienti. Possono diventare centri vaccinali, coprendo oltre ad ospiti, operatori, famiglie, anche la utenza del territorio

La medicina preventiva è indispensabile anche nell’età avanzata. Ma questo principio è sottovalutato e spesso disatteso. Lo ha ribadito nei giorni scorsi. Sebastiano Capurso, Presidente nazionale Anaste, a Calvizzano (Napoli) nel corso di un convegno organizzato dalla sede regionale campana della associazione presieduta dall’avv. Nicola Galdiero: “Purtroppo oltre alle attività di medicina preventiva, oggi sono a rischio addirittura i servizi essenziali di assistenza e cura”.

Davanti ai sindaci del territorio, ai vertici della ASL Napoli 2 e a esponenti del Consiglio regionale campano, ha illustrato la problematica della medicina preventiva nelle RSA, trascurata dalla evoluzione normativa del settore sottolineando il fatto che il percorso verso il collasso del SSN sembra irreversibile, a partire dalle incomprensibili indicazioni del documento della Commissione Paglia “la casa come primo luogo di cura”, ai ridottissimi fondi dedicati al settore dal PNRR, destinati agli “appartamenti protetti” invece che al potenziamento delle RSA.

Questo percorso prosegue con il DM 77/2022, che non colloca le RSA nell’assistenza territoriale ha proseguito il presidente nazionale Anaste; la LD 33/2023, dopo la promessa di una “rivoluzione dell’assistenza ai non autosufficienti” non ha destinato alcuna risorsa, e in fine la legge di bilancio, che ha segnato un drammatico arretramento dell’impegno dello stato verso i cittadini. “Ci troviamo in un momento decisivo per la tutela della salute e per la difesa del Servizio Sanitario nazionale pubblico” – ha affermato Capurso, – “ma ogni giorno dobbiamo assistere ad iniziative, come il regionalismo differenziato, che lo indeboliscono e che lo porteranno al definitivo collasso, specie nelle regioni del centro sud. È necessario che tutti, operatori e cittadini, siano impegnati a scongiurare questa deriva pericolosa, difendendo il diritto alla salute ed alle cure più appropriate per tutti, anche attraverso le vaccinazioni per i malati ospiti delle RSA, gli operatori e le famiglie. La RSA come centro vaccinale per il territorio “.

Nel corso della giornata dei lavori la fondamentale svolta della pandemia con l’avvento del vaccino anti Sars-cov 2 è stata sottolineata da tutti i relatori, che hanno illustrato la enorme rilevanza anche dei vaccini contro l’influenza, la polmonite pneumococcica e l’herpes zoster, consigliati soprattutto per le persone anziane e fragili. Il prof. Dario Leosco, geriatra dell’Università Federico II di Napoli, presidente eletto della Società Italiana di Geriatria, ha ricordato come la semplice influenza possa diventare una malattia grave, e come sia quindi necessario proteggere gli ospiti delle RSA, con la vaccinazione diretta e con una ampia copertura vaccinale del personale e dei familiari, possibile fonte di contagio.

La dott.ssa Alba Malara, geriatra e presidente della Fondazione Anaste Humanitas, ha riportato i dati dello studio Gerocovid-Gerovax, condotto nelle strutture Anaste di tutta Italia, insieme all’Università Campus Biomedico di Roma, prima ricerca clinica condotta in Italia in strutture residenziali per anziani, che ha dimostrato come le RSA possono essere centri di ricerca clinica di alta qualità. Dati che confermano l’assunto iniziale, la medicina preventiva è indispensabile anche nell’età avanzata, ma non viene utilizzata fino in fondo. un esempio? le vaccinazioni sono fondamentali per proteggere gli anziani, ma i piani vaccinali nazionali vanno a rilento.

Come possiamo pensare di proteggere sul serio i soggetti fragili? Dal convegno sono venute riflessioni ma anche indicazioni precise sulla strada da intraprendere.