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PAROLA CHIAVE, SOCIALIZZAZIONE: Focus sulla Fondazione Sant’Anna e Santa Caterina di Bologna

Rsa modello. “Più vita nei loro giorni, non più giorni nelle loro vite”, è il motto della struttura emiliana che ospita 282
pazienti, di cui 20 nei nuclei per disabili . A prendersi cura di loro ci sono più di 200 operatori specializzati

“Non più giorni nelle loro vite ma più vita nei loro giorni” questo è il motto della Fondazione di Sant’Anna e Santa Caterina, come ci comunica con grande passione il suo presidente Gianluigi Pirazzoli, presidente anche di Anaste Emilia-Romagna, che continua:

“Gli anziani se non correttamente seguiti si lasciano andare, le famiglie non riescono ad assisterli, non essendo centri specializzati per tale scopo, ed i risultati sono anziani che si abbandonano a loro stessi e famiglie frustrate con un carico economico ed emotivo impossibile da sostenere”. La nostra attività è così totalmente incentrata sul dare uno scopo di socialità e di vita piena ai nostri ospiti in ogni forma.” Il Sant’Anna si trova a Bologna, in pieno centro, immerso in un parco a poca distanza dal famoso ospedale Sant’Orsola, struttura che assicura enorme supporto sanitario. La residenza ospita 282 pazienti, di cui 20 nei nuclei per disabili: a prendersi cura di loro ci sono più di 200 operatori specializzati.

Il calore umano traspare in ogni ambito della struttura, a partire dalla scelta organizzativa di non suddividere il complesso in reparti ma in comunità, con la scelta del nome affidata agli stessi ospiti, così da poter sviluppare un sentire di appartenenza e di casa. “La prima cosa che facciamo al momento dell’ingresso di un nuovo ospite in struttura è chiedere una sua biografia, cioè chi è, cosa gli piace, quali sono i suoi hobby ed i suoi interessi. La cartella clinica ci dice tutte le sue patologie, ma gli anziani ora sono diversi, risiedono nelle strutture per molto tempo, bisogna perciò imparare a soddisfare non solo i loro bisogni primari ma anche i loro desideri.”

Il Sant’Anna offre agli ospiti pasti personalizzati, grazie ad una cucina interna, che serve anche i dipendenti, perché tutto qui è pensato come una casa e i momenti conviviali sono un elemento importante nello sviluppo della vita comunitaria, condiviso da tutti. Per facilitare al massimo la socialità la struttura offre agli ospiti anche la possibilità di avere il pranzo o la cena serviti nel parco, insieme alle loro famiglie. La socializzazione e le attività restano un punto centrale nella vita del Sant’Anna, e nel parco ne vengono svolte tantissime, anche di tipo clinico, come la fisioterapia.

Le più importanti sono però sicuramente quelle di socializzazione con i giovani, come ad esempio l’iniziativa “adotta un nonno” (con la partecipazione dei bambini delle scuole) o la partecipazione continua alle attività occupazionali dei ragazzi del servizio civile. Conclude il Presidente: “lo scambio con l’esterno e con i giovani è indispensabile per sostenere lo spirito degli ospiti, come è altrettanto indispensabile che a prendersi cura di loro ci siano persone che abbiano passione nel dedicarsi agli altri, questo è quello che chiedo come requisito fondamentale nella selezione del mio staff. Solo così, infatti, possiamo riempire le loro giornate di vita.

“Una struttura quindi aperta al territorio ed al rapporto continuo tra le generazioni, nella migliore tradizione assistenziale.