Nel 58% dei reparti ospedalieri di medicina il tasso di occupazione dei posti letto è oltre il 100%: questo significa che i malati sono costretti perfino su una lettiga, in corridoio, in condizioni spesso impossibili. Si tratta per lo più di anziani e pazienti cronici complessi, che non riescono ad avere né la dovuta privacy né un’assistenza adeguata.
Ad aggravare l’emergenza, contribuisce anche la carenza di personale, riscontrata nell’85,65% dei reparti di tutta Italia.
È un quadro preoccupante quello che emerge dalla nuova indagine condotta dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri italiani (FADOI) su 216 unità operative in tutte le regioni, presentata al 30° congresso della Federazione a maggio 2025.
“La situazione sempre più critica nella quale si trovano ad operare i nostri reparti – spiega il presidente Fadoi, Francesco Dentali – dipende non da ultimo dall’errata classificazione dei reparti di Medicina interna come a bassa, anziché medio-alta intensità di cura. Questo si traduce infatti in una minore dotazione di personale e strumentazioni diagnostiche”.
L’allarme è massimo, perché molti dei ricoveri non sono tanto imputabili a cause ‘sociali’, quanto alla mancata integrazione tra risorse ospedaliere e territoriali, con l’effetto di compromettere la continuità assistenziale.
In altri termini, non esistono servizi in grado di accompagnare i pazienti dimissibili fuori dall’ospedale, affidandoli alle RSA – dove mancano in Italia decine di migliaia di posti letto – oppure ai servizi di assistenza domiciliare, nei casi meno complessi e con adeguato supporto familiare.
Questo genera gravi disagi per i pazienti, ma anche un notevole spreco di risorse, dal momento che 1 ricovero su 3 sarebbe evitabile con una migliore presa in carico da parte dei servizi territoriali e con maggiore prevenzione.
In generale, osserva Dentali, “il numero dei posti letto è gravemente insufficiente: l’Italia ne ha meno della metà della Germania, e con una popolazione che invecchia”. I posti letto in Medicina interna sono 35.000, mentre l’Italia ha 3,1 letti per mille abitanti contro gli 8 della Germania, ben al di sotto della media UE.
Una situazione analoga riguarda la disponibilità di posti letto nelle RSA, pari a circa un terzo di quella tedesca e inferiore alla metà della media europea.
I reparti ospedalieri diventano così serbatoi che sopperiscono alle carenze dell’assistenza sanitaria territoriale. E attenzione a non etichettare il problema come “sociale”: si tratta di questioni sanitarie, da affrontare con decisione all’interno del SSN, anche tramite una riforma del DM 77, che non riconosce nemmeno le RSA come presidi fondamentali dell’assistenza territoriale, nonostante ospitino oltre 300.000 anziani non autosufficienti.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo al congresso, ha dichiarato:
“Non possiamo continuare a pensare alla Medicina interna come a un serbatoio per supplire a carenze dei sistemi di assistenza sociale. Dobbiamo quindi investire su nuovi modelli organizzativi ed è quello che stiamo facendo con il PNRR per potenziare l’assistenza sul territorio e la cura al domicilio”.
Tuttavia, i risultati finora sono deludenti.
Se per Schillaci la riforma dell’assistenza territoriale è la soluzione, la FADOI sottolinea come la riforma stessa “stenti a decollare” e una buona parte degli internisti si dichiara scettica sulla reale capacità di ridurre i ricoveri impropri – pari a 1 su 3, con oltre 2 milioni di giornate di degenza evitabili puntando su servizi territoriali efficaci e maggiore prevenzione.