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La crisi morde le case di riposo: molte a rischio chiusura

Il caro bollette colpisce le strutture che assistono gli over 65: molte a rischio chiusura

L’articolo de Il Messaggero a firma di Giampiero Valenza cerca di fotografare la situazione della socio-sanità da più punti di vista, focalizzando l’attenzione sulla situazione delle RSA italiane, in grave crisi e a rischio chiusura per moltissime realtà storiche del settore.

Il presidente nazionale ANASTE Sebastiano Capurso, intervistato ha dichiarato: Sicuramente il 2023 sarà un anno di aumenti, dal 20 al 30 percento al mese, e ancora “invieremo a breve alla Regione Lazio una richiesta di aumento di almeno 600 euro al mese, quindi del 20% in più. Oggi c’è il vivo rischio di chiusure: alcune hanno già ridotto le attività dei reparti e lo fanno a mano a mano che gli anziani muoiono o vengono dimessi».

Questo mentre l’AIOP Lazio (associazione italiana di ospedalità privata) ha dichiarato «A Roma carenza di residenze, la Regione valuta nuove aperture» ma in questa situazione di crisi come sarà possibile sostenere nuovi accreditamenti?

Articolo completo:

I rincari stanno mettendo in crisi le case di riposo romane. C’è già chi ha rivisto al rialzo le rette. «Ci sono stati
casi in cui le direzioni hanno proposto agli ospiti di venire incontro ai rincari dell’energia, arrivati anche al
300% in più. Sicuramente il 2023 sarà un anno di aumenti, dal 20 al 30% al mese», dice Sebastiano
Capurso , presidente di Anaste, l’Associazione nazionale delle strutture territoriali e per la terza
età. Per ora tengono le Rsa, vincolate ai prezzi delle Regioni. Ma, dice Capurso, «invieremo a breve
alla Regione Lazio una richiesta di aumento di almeno 600 euro al mese, quindi del 20% in più. Oggi c’è il vivo
rischio di chiusure: alcune hanno già ridotto le attività dei reparti e lo fanno a mano a mano che gli
anziani muoiono o vengono dimessi».
Tavoli all’esterno fino a dicembre, passa la norma salva-ristoranti. Prorogato il “liberi tutti” sui dehors
I COSTI
Una retta per una Rsa, nel Lazio, oscilla intorno ai 3.000 euro al mese. La metà è a carico della
Regione Lazio. L’altra parte, invece, la paga la famiglia. Di questa somma «circa 500 euro vengono coperte
dall’indennità dell’accompagnamento, al netto dei contributi comunali per chi ha un Isee inferiore ai 20.000
euro», prosegue Capurso. Ed è lui a segnalare un fenomeno: mancano le Rsa e i figli portano gli
anziani nelle case di riposo, i cui prezzi vanno dai «1.500 ai 2.400 euro al mese». Ma cambia il servizio
e quindi l’assistenza. «Le case di riposo dovrebbero ospitare utenti autosufficienti o parzialmente
autosufficienti – aggiunge – Invece spesso capita che non potendo disporre dei posti letto in Rsa ci si
rivolge in casa di riposo». Quante residenze sanitarie assistite mancano a Roma? Secondo una stima di
Anaste, «oggi sono circa un terzo di quelle necessarie, secondo gli standard europei».
Per Aiop Lazio «in caso di aree carenti, come Roma, si dovrà necessariamente provvedere ad aumentare» le
Rsa, «sia quelle estensive, che servono a limitare l’attesa dei pazienti nei Pronto Soccorso, sia quelle
cognitivo-comportamentali che servono in casi di particolari patologie – dice il direttore Mauro Casanatta – La
Regione sta verificando se sia possibile aggiungerne delle nuove, ma prima c’è la necessità di potenziare queste
due tipologie assistenziali». Il mondo dell’assistenza agli anziani è particolarmente variegato e non è
fatto solo di Rsa e case di riposo. Sandro Boccanelli, vicepresidente Sicge (Società italiana cardiologia
geriatrica) ha avviato a Guarcino, in Provincia di Frosinone, un progetto per trasformare il borgo a misura
d’anziano. Giulio Mizzoni e sua moglie Teresa hanno abbandonato Monteverde e hanno accettato la sua sfida
e si sono trasferiti. «Fuggire dalla città e venire in un piccolo borgo significa avere una vita più sostenibile e a
dimensione d’uomo – dice – Qui ci conosciamo tutti, se ci sono difficoltà c’è sempre qualcuno che ci aiuta. E a
Guarcino abbiamo aperto il Mac, il Museo d’arte contemporanea del piccolo formato».