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Il ruolo del sindacato nel lavoro che cambia

Fonte: La Repubblica del 31 agosto 2023

In un mondo del lavoro in continua trasformazione, gli apparati sinda-cali faticano ad individuare una lo- ro efficiente collocazione. Le orga­nizzazioni classiche peccano, oggi più che mai, di un assetto strutturale steri­le ed arcaico: l’unico criterio distintivo tra i lavoratori (basato sui settori mer­ceologici di appartenenza) non con­sente di tener conto dell’impari pote­re contranuale di profili professionali che, pur afferenti al medesimo campo, hanno davanti a sé prospettive occu­pazionali sempre più estremizzanti: da un lato, lavoratori dotati di eleva­ta expertise tecnica e/o intellettuale, la cui richiesta cresce a tal misura da condizionare a proprio vantaggio le condizioni retributive e organizzative proposte dal mercato; dall’altro lato, lavoratori impiegati in attività a basso valore aggiunto, con responsabilità limitata alla mera esecuzione di pre­stazioni, la cui sostituibilità umana e tecnologica – associata ad una scarsa redditività effettiva – implica una con­correnza al ribasso in tema di condi­zioni lavorative.

In tale contesto, il Sindacato moder­no deve assurgere al ruolo di guida e governante del cambiamento. Dotata di competenze multidisciplinari, l’Or­ganizzazione deve saper affiancare il lavoratore in questa fase di profonda incertezza, ove la perenne evoluzione tecnologica e industriale implica una repentina trasformazione delle man­sioni richieste e delle professionalità impiegate. Il Sindacalista odierno deve intercettare le drastiche innovazioni in atto al fine di adempiere in pieno alla funzione costituzionale ancora oggi riconosciutagli.

E, per riuscirci vera­mente, deve poter contare su un’orga­nizzazione alle spalle solida, efficiente, trasparente e competente.
Le logiche anacronistiche promosse da altri Sindacati – basate su patti non scritti o accordi “fra pochi” privilegi storicamente acquisiti, mancanza di controllo dal basso sull’operato dei vertici, protagonismo politico che varia a seconda del colore dell’esecutivo di turno, ecc. – si scontrano bruscamente con la complessità delle questioni che il Sindacalista deve oggi affrontare.

Le vicende del contratto ANASTE sono emblematiche

sindacati confederali hanno guardato ai propri interessi, perdendo di vista la tutela effettiva dei lavoratori

Durante le trattative per il rinnovo del Contratto Anaste, lo Snalv Confsal ha richiesto con insistenza la partecipazione di Cgil, Cisl e UII ad un unico tavolo di confronto. Confsal, che è il terzo Sindacato in Italia, ha consentito di sbloccare l’impasse creatosi in un settore in profonda crisi finanziarla e letteralmente dimenticato dalla politica.

Ma i Confederali, purtroppo,seguono ancora oggi logicheanacronistiche basate su privilegi storicamente acquisiti:il caso più emblematico è rappresentato dalla UIL che, nel 2017, aveva sottoscritto il CCNL Anaste con Confsal e Snalv Confsal, salvo poi tirarsimisteriosamente indietro.

Oggi i Confederali sonoimpegnati a salvaguardare i portafogli di grossi gruppi Imprenditoriali che – proprio grazie alle loro ‘”minacce” (così sostengono i medesimi datori di lavoro) – non hanno mai applicato il Contratto vigente e, dunque, non hanno mai
corrisposto ai dipendenti gli aumenti retributivi sanciti dal CCNL Anaste nel 2017 e nel 2023.

Gli arretrati non corrisposti superano le migliaia di euro per I lavoratorl Impiegati da anni presso la medesima azienda. Cifre importanti, che I Sindacati confederali vorrebbero cancellare con una misera e indecente ‘”mancetta”: è il caso della Toscana. dove Cgil e Cisl hanno firmato un accordo capestro al fine di cancellare il diritto a chiedere gli arretrati. la somma proposta al lavoratori è di lSO euro (erogata in due tranche) a fronte di migliaia di euro maturati dagli stessi a partire dal 2017.

SNALV CONFSAL : GARANTIRE COMPETENZA, AMMODERNARE LE STRUTTURE E SUPERARE LOGICHE ANACRONISTICHE PER UN SINDACATO IDONEO ALLE TRANSIZIONI IN ATTO