L’Italia si astiene sul Piano pandemico dell’OMS
Una scelta che, sotto la motivazione della “sovranità”, ribadita dal ministro della Salute per spiegare il mancato sì al documento, isola il nostro paese a livello mondiale.
Durante la 78a Assemblea Mondiale della Sanità (WHA78) presso la sede delle Nazioni Unite a Ginevra, il 20 maggio 2025, è stato presentata la versione definitiva del Piano pandemico dell’Organizzazione mondiale della sanità, proposto tre anni fa, quando il mondo era ancora drammaticamente scosso dal terremoto Covid, e che anche l’Italia aveva invocato.
Ma nella votazione finale il nostro Governo si è astenuto, invocando una pretesa “sovranità”, concetto fortemente caro al Governo Meloni.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha quindi negato l’adesione dell’Italia al documento a causa di ragioni strettamente politiche, nonostante le tante revisioni e modifiche del testo originale.
Il documento finale, composto da 35 articoli, ha incassato 124 sì e nessun voto contrario, ma ben 11 astensioni: l’Italia si è trovata così in una non raccomandabile compagnia, insieme a Russia, Iran, Singapore, Israele, Romania e Bulgaria, fornendo un segnale non certamente positivo per una iniziativa che punta a mettere in campo una rete di sicurezza preventiva per una possibile nuova pandemia, senza alcuna cessione di quella sovranità che l’Italia continua a rivendicare.
Il Piano infatti, anche a causa delle difficoltà economiche in cui si trova attualmente l’OMS, si manifesta come equilibrato e fortemente diplomatico. Il rispetto della sovranità è un punto essenziale, in quanto nessun elemento del piano conferisce poteri o “autorità per dirigere, ordinare, modificare o altrimenti prescrivere la legislazione nazionale e/o interna o le politiche di qualsiasi Paese, o per rendere obbligatorio o imporre qualsiasi requisito affinché si intraprendano azioni specifiche, come vietare o accettare viaggiatori, imporre mandati di vaccinazione o misure terapeutiche o diagnostiche o attuare lockdown”.
Eppure, con una scelta incomprensibile e pericolosa, il nostro Paese ha continuato sulla difesa a oltranza dell’auto-tutela: “Tenendo fermi questi principi, l’Italia auspica di continuare a collaborare con gli altri Stati membri dell’Oms per definire le questioni in sospeso che, a nostro avviso, meritano ulteriori approfondimenti».
Ma nessuno ha specificato quali siano tali questioni. Certamente la scelta dell’astensione ha avuto l’effetto di indebolire l’accordo e di isolare l’Italia, con una scelta antiscientifica contraria all’interesse dei cittadini.
Illustri scienziati italiani, tra cui l’infettivologo Matteo Bassetti, l’ex presidente dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi, il virologo Fabrizio Pregliasco, il prof. Giovanni Rezza hanno pubblicamente manifestato la propria distanza da questa posizione, che ci colloca tra i Paesi che non hanno a cuore il bene comune ma tengono di più alle sensibilità politiche dei propri elettori sovranisti e populisti.
Appare piuttosto strano, infatti, ribadire la sovranità di una nazione in un contesto in cui proprio la pandemia di Covid ci ha fatto vedere che bisogna lavorare insieme, anche attraverso il meccanismo del Pabs, un sistema di scambio in base al quale i Paesi poveri di risorse e a maggior rischio per l’emersione di nuovi virus favorirebbero la disponibilità di campioni biologici in tempi rapidi, in cambio di un accesso a una quota di farmaci e vaccini.
L’Oms in ripresa sui fondi In questo contesto l’Oms, che dopo l’uscita degli Usa di Trump pareva moribonda, sta recuperando terreno: il Piano pandemico è comunque un successo, e vi sono ottime notizie anche sul fronte dei finanziamenti, l’aumento del 20% delle quote associative per i paesi membri, a dimostrazione del fondamentale sostegno degli Stati alla solidarietà sanitaria globale e al ruolo cruciale dell’Oms.