Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza: Comunicato stampa nazionale
per Anaste: < Riteniamo che la politica sia chiamata oggi ad un passo decisivo per fare chiarezza sulla problematica sollevata dal documento, scegliendo finalmente se intende dare risposte concrete ai 4 milioni di italiani anziani e non autosufficienti ed alle loro famiglie, oppure se vuole continuare a nascondersi dietro al solito sistema di scarico di responsabilità e rimpallo di competenze tra Parlamento, Regioni e Ministero. E’ il momento di scelte importanti, perchè il settore è allo stremo, così come le famiglie, e non può sopportare ulteriori rinvii. >
Dott. Sebastiano Capurso
Presidente Nazionale Anaste
Di seguito il comunicato del Patto:
Residenze per Anziani: Urge una Legge per Uscire dal Caos Normativo
Roma, 28 aprile 2025 – Le residenze per anziani non autosufficienti si trovano in una posizione critica, schiacciate tra l’indecisione della politica e le rivendicazioni crescenti dei cittadini.
A lanciare l’allarme è il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, un’alleanza che riunisce 60 organizzazioni tra terzo settore, associazionismo, società scientifiche e rappresentanze sindacali.
Un vuoto normativo pericoloso
In assenza di un quadro legislativo coerente, aumentano i ricorsi in tribunale da parte dei familiari degli anziani. Le sentenze della magistratura stanno di fatto sostituendo il ruolo della politica, creando confusione e disuguaglianze.
Tre sono gli elementi che alimentano questo caos:
- La normativa prevede che i costi delle RSA pubbliche siano divisi tra Servizio Sanitario e utenti (o familiari), che oggi sostengono mediamente una spesa tra i 1.500 e i 2.000 euro al mese. Le indicazioni però sono poco chiare e applicate in modo disomogeneo.
- Alcune sentenze stabiliscono che le RSA debbano essere completamente gratuite per gli utenti.
- Altre sentenze sostengono, invece, l’obbligo per utenti e familiari di contribuire secondo reddito e normativa vigente.
Parlamento fermo, decidono i tribunali
La mancanza di interventi legislativi concreti ha lasciato spazio alle sentenze dei giudici. Anche l’ultima discussione alla Commissione Affari Sociali del Senato si è conclusa senza esiti. Il risultato? Ancora una volta, saranno i ricorsi a stabilire le regole.
L’ipotesi Alzheimer: rischio iniquità
Si discute dell’abolizione delle rette per le persone affette da Alzheimer. Ma una misura simile produrrebbe gravi iniquità:
- Si esenterebbe solo una parte della popolazione non autosufficiente (il 40% dei residenti), escludendo altri soggetti con gravi patologie.
- La gratuità totale sarebbe iniqua anche verso chi ha mezzi economici sufficienti a pagare.
Paradossalmente, il rischio è che le strutture evitino di accogliere persone con Alzheimer per non esporsi a ricorsi e problemi di bilancio, riducendo i posti disponibili e aumentando le liste d’attesa.
Gli effetti sugli attori locali
Le conseguenze negative si riflettono anche su altri soggetti:
- Le Regioni, costrette ad aumentare il finanziamento del fondo sanitario senza ricevere risorse dallo Stato.
- Gli enti gestori, che devono anticipare i rimborsi alle famiglie e poi affrontare iter complessi per recuperare i fondi.
Serve una riforma immediata
La situazione è insostenibile. Serve un intervento normativo urgente che:
- Fornisca certezze a cittadini, enti pubblici e gestori privati.
- Eviti contenziosi inutili e costosi.
- Renda il sistema sostenibile sul piano economico e sociale.
Occorre inoltre affrontare in modo strutturale la ripartizione dei costi della non autosufficienza tra Stato, individui e famiglie. Questo percorso deve inserirsi nel solco della riforma avviata con la Legge 33/2023, che però procede lentamente.
È il momento di rilanciare quella riforma con partecipazione, confronto e collaborazione di tutti gli attori coinvolti.
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