fbpx

Puntare alle persone, non ai requisiti strutturali

Credits: Sesta Stagione, articolo di Francesca Pavesi

Pubblichiamo l’articolo apparso su Sesta stagione di marzo 2022 con l’intervista al Presidente Sebastiano Capurso

<<Le ultime direttive Agenas per le RSA sono orientate a richiedere un adeguamento in termini strutturali, con la creazione di stanze singole o doppie, al fine di favorire l’isolamento delle persone in caso di altre epidemie. Abbiamo chiesto al dottor Sebastiano Capurso, medico chirurgo, ex Presidente Anaste della Regione Lazio e da marzo 2021 Presidente di Anaste Nazionale, una sua opinione in merito.

“L’ idea di creare stanze singole o al massimo a due letti all’interno delle RSA viene proposta come necessità per affrontare le problematiche legate alle pandemie. In realtà chi ha vissuto sul campo, come noi Direttori di RSA, questi lunghi mesi, sa benissimo che una stanza singola non può essere la soluzione, perché quando il virus entra in una struttura è difficile che resti confinato ad un solo letto, in una sola stanza. È una soluzione più di “facciata” che di sostanza, che non risolve il problema
dell’isolamento e crea anzi diverse criticità.

Dal punto di vista dell’assistenza, per le persone con demenza non fa la differenza; inoltre gli ospiti hanno tante attività insieme durante la giornata e condividono l’assistenza degli operatori. Ed in ogni caso molti di loro non gradiscono le stanze singole, perché amano la compagnia, anzi ne hanno bisogno ed è quindi importante favorire la dinamica di interscambio con uno o più compagni di stanza. Non bisogna poi dimenticare la componente aggiuntiva di semplificazione ed ottimizzazione dell’assistenza
in ambito di sicurezza dei pazienti. La ristrutturazione di molte strutture comporta inoltre una diminuzione dei posti letto totali, circostanza che per molte realtà significa la non sostenibilità economica.

In ogni stanza, singola o doppia, bisogna prevedere anche i relativi bagni, che portano via ulteriore spazio, ma che sono usati pochissimo, perché molti ospiti sono incontinenti e quindi hanno il pannolone, e quasi tutti usano la vasca attrezzata nei bagni comuni assistiti. Nonostante tutto, per la sopravvivenza delle strutture, e nell’ottica della massima collaborazione che abbiamo
sempre dimostrato verso le istituzioni, ci stavamo già attivando in relazione agli adeguamenti, per cercare di poter positivamente rispondere a queste nuove, gravose regole, chiedendo di poter almeno usufruire anche noi – del tutto o in parte – del bonus ristrutturazioni 110%, ma questa nostra richiesta non è stata accolta. Bisogna quindi conoscere la realtà delle RSA per prendere le decisioni più opportune.

Il vero problema, a mio avviso, sta a monte: pensare di poter fare qualità modificando i requisiti strutturali e non con le persone e la loro professionalità. In questo momento bisogna agire con estrema cautela, perché si corre il rischio di affossare il settore socio-sanitario, in quanto, tra l’altro, le figure sanitarie, come ho più volte pubblicamente espresso, in Italia sono una vera EMERGENZA: abbiamo una disoccupazione altissima ma non abbiamo abbastanza medici, infermieri, oss. Credo che questa dovrebbe essere la azione prioritaria cui dedicare attenzione e sulla quale concentrare gli investimenti: dedicare risorse ai nostri giovani, alla loro formazione professionale, che rappresenta il nostro futuro, piuttosto che inseguire la ristrutturazione di
edifici e la introduzione di attrezzature e tecnologie spesso ridondanti. Dobbiamo, credo, essere più concreti e vicini
ai reali problemi; essere di maggior supporto alle famiglie e ai nostri utenti, offrendo servizi sempre più efficienti e di qualità: possiamo farlo – assistenza domiciliare, post acuzie, ospedali e case di comunità – solo ed esclusivamente se ci focalizziamo bene sul vero valore e la vera necessità – il personale sanitario, che deve essere più numeroso, più qualificato, meglio remunerato.

Non possiamo continuare ad  ammodernare, modificare, ampliare strutture che poi saranno vuote o con personale stanco per il sovraccarico di lavoro e di responsabilità e non adeguatamente formato e retribuito…

Nel mondo socio-sanitario siamo tutti molto preoccupati ed è per questo che stiamo organizzando, con tutte le principali Associazioni di categoria, come Uneba, Aris, Agespi ed altri, un convegno per maggio, in occasione di ExpoSanità a Bologna, in cui incontrarci e parlare di tutte le difficoltà di questo settore, ormai a un passo dal tracollo, e cercare insieme delle soluzioni più efficaci da proporre. Le linee di intervento attualmente in discussione non tengono conto infatti della situazione reale: vanno tutelati i servizi ma in modo diverso e per farlo bisogna cambiare la mentalità”.

Torna in alto