La spesa per acquisti di beni e servizi in sanità ammonta a circa «30 miliardi» e con «prezzi di riferimento» in particolare per «alcuni beni complessi, per i quali magari ci sono pochi fornitori» è possibile arrivare a ottenere buoni risparmi.
Lo dice Giovanni Monchiero, presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), sottolineando che se questi parametri saranno usati nell’ambito della spending review, se si arrivasse a ottenere un risparmio del «10% sarebbe un successo», anche se è «difficile calcolare l’impatto che si potrebbe avere già da qui alla fine dell’anno».
«Ben venga» spiega «avere prezzi di riferimento» come quelli che sta individuando l’autorità di controllo sui contratti pubblici in collaborazione con l’Agenas, «perché ci sono settori dove abbiamo più difficoltà. Anzi, più volte abbiamo avanzato la proposta che l’Aifa, così come fa per i farmaci, indichi il rapporto costo-qualità anche per i dispositivi medici».
Avere delle tabelle cui fare riferimento, aggiunge, «non credo violi l’autonomia delle aziende. Non è detto infatti» – osserva – «che sempre il prezzo individuato per esempio da Consip sia quello migliore. Ma avere prezzi di riferimento può aiutare a orientarsi pur garantendo la libera iniziativa di chi ha condizioni invece più favorevoli sul mercato locale».