“Io penso che non possiamo essere, noi e voi che studiate, che lavorate nel settore dei diritti delle persone non autosufficienti, penso che abbiate il dovere di non prestarvi al gioco di chi vuole trasformarvi in “vuoti a perdere” in una sorta di delega specialistica, affinchè, da un’altra parte, si possa continuare a disfare istituzionalmente quello che voi fate nelle trincee dell’accoglienza delle persone con difficoltà. Noi avremmo bisogno di uscire da questa crisi completando l’opera novecentesca. Per me l’opera novecentesca è quella che dovrebbe distruggere l’ideologia come dato, perché dovrebbe scoprire di essere tutti quanti diversamente abili e in questo bilanciamento poter riscoprire che la forza del nostro essere umani è nel riconoscerci reciprocamente fragili e bisognosi gli uni degli altri.
In questo quadro in Puglia abbiam provato a mettere in piedi, in forme nostre, u modello di welfare in cui i diritti universali non conoscessero steccati né ideologici, né clericali di nessun tipo. In cui le persone potessero essere guardate con un rispetto assoluto come portatrici di ricchezza e di dignità”