Dal canto suo il Network Non Autosufficienza (NNA), nel corso di un incontro con la stampa ha spiegato come, in mancanza di finanziamenti e di visioni di lungo respiro, l’assistenza agli anziani rischi una china pericolosa. Per questo – hanno sottolineato Anna Banchero, Marco Trabucchi, Enrico Brizioli e Cristiano Gori di NNA – bisogna attivare con Stato, Regioni e Comuni un “patto per la non autosufficienza”, avviando una riforma del sistema di assistenza agli anziani e agli adulti con disabilità. “Lo Stato deve scendere in campo, altrimenti il sistema rischia il declino”, ha spiegato uno dei membri del network, Cristiano Gori, ricordando che nel 2011 il fondo nazionale per la non autosufficienza, pari a 400 milioni di euro, non e’ stato rifinanziato, il taglio alle politiche sociali è stato del 92% e che l’Italia, assieme alla Grecia, e’ l’unico Paese dell’Europa a 15 a non aver realizzato una riforma dell’assistenza. Un declino, ha aggiunto Marco Trabucchi, Presidente dell’associazione italiana di psicogeriatria e componente del Network, “che colpirebbe tutte le Regioni italiane, quelle più avanzate che non saranno in grado di mantenere gli standard attuali e quelle con una rete di servizi meno efficiente, che non potranno per molto tempo raggiungere livelli essenziali adeguati”.
Il network ha messo a punto 10 punti sui rischi di tale declino e fra questi va sottolineata la “particolarità” che possa colpire anche i giovani che guardano al proprio futuro con la preoccupazione di chi vive in una comunità che non si cura dei più deboli. La spesa per i servizi alle persone non autosufficienti non sarà interpretata come una sottrazione, ma come un’assicurazione … ” Altrettanto importante il tema della città come luogo di interazione tra le persone, laddove il declino comporterà “ un numero crescente di vecchi da accompagnare e da curare, sostituendosi ai servizi in crisi. il volontariato e le aggregazioni spontanee hanno un ruolo importante, ma non raggiungeranno mai la capacita di sostituir. servizi inadeguati (rispettando il principio di sussidiarietà le energie che crescono dalla comunità devono essere dirette a finalità diverse da quelle di sostituzione)”.
Ma il declino ha anche regioni culturali, politiche e mediatiche su cui si soffermano i promotori del network proponendo 10 domande a cui poi provano a rispondere, fornendo le loro chiavi interpretative del “declino”. A cominciare dalla prima di domanda, forse la più imbarazzante:! Perche la politica dimentica gli anziani non autosufficienti ?
Non certo per i numeri. . “Gli ultra-ottantenni, i principali utenti dell’assistenza, sono – da tempo – in costante crescita: da 1.8 milioni nel1990 (3% della popolazione) a 3.5 milioni nel2010 (6%) e agli attesi 4.5 milioni del 2020 (7,5%) . La politica non ne parla perché asseconda un sentimento di rimozione collettiva, che riguarda tutti coloro i quali non siano – in qualche modo – coinvolti nella realtà degli anziani non autosufficienti. La ragione è semplice: nessuno di noi ama pensare che potrebbe esserne un giorno toccato, né immaginarsi – ad esempio – come un 85enne con l’Alzheimer.
La politica non ne parla, nondimeno, perché nel nostro paese i Governi hanno tradizionalmente una ridotta capacita di decidere in autonomia e sono assai soggetti all’influenza di lobbies e corporazioni di vario genere”. “Non esistono, però, incisivi gruppi di pressione a favore degli anziani non autosufficienti”, è l’amara conclusione di NNA.
A questo scopo ci vuole “un Patto per le persone non autosufficienti, sottoscritto dallo Stato insieme a Regioni e Comuni. II Patto si può siglare in pochi mesi. Esiste, infatti, ampio consenso tra gli esperti sulle azioni da compiere per riformare l’assistenza alle persone non autosufficienti; tutti sanno “cosa bisognerebbe fare”, il punto e “cominciare a faro”. Inoltre, per avviare la riforma sarebbe necessario uno sforzo economico marginale per il bilancio pubblico. Il Patto deve contenere una visione strategica di medio periodo (cinque anni) e alcune azioni per iniziare a tradurla in pratica. La Road Map si fonda su alcuni obiettivi chiave: 1. assicurare interventi di qualità, sia a casa degli utenti che nelle strutture residenziali; 2. insieme agli interventi, fornire alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie le informazioni, l’ orientamento e i consigli che richiedono; 3. prestare particolare attenzione alle situazioni più gravi (equità). Tutti questi obiettivi sono da declinare tenendo conto dell’eterogeneità territoriale che contraddistingue il nostro Paese. Va seguita una prospettiva di gradualità. Lo richiedono il quadro della finanza pubblica, 1’impegno attuativo necessario e le menzionate difformità territoriali. Si tratta, quindi, di fissare il punto di arrivo e di disegnare il cammino per giungervi progressivamente, progettando percorsi “disegnati su misura” per ciascuna delle Regioni. Nel primo anno – sottolinea NNA – bastano solo 400 milioni (necessari al Fondo per il futuro della non autosufficienza, illustrato più avanti, mentre le altre azioni previste – sperimentazione di una nuova indennità di accompagnamento e riforma dell’ ISEE – sono a costo zero). Detto altrimenti, con soli 400 milioni – cifra marginale per il bilancio statale – si può avviare una riforma di portata storica”.