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Evoluzione dei servizi per la non autosufficenza, tra residenzialità e domiciliarità

In data 13 maggio, nell’ambito del Convegno “Evoluzione dei servizi per la non autosufficenza tra residenzialità e domiciliarità“ organizzato da Exposanità a Bologna, in collaborazione con le principali associazioni datoriali e gli ordini professionali, sono state rilanciate le preoccupazioni e le proposte contenute nell’ “Appello per la sopravvivenza del settore socio-sanitario” inviato alle Istituzioni dal coordinamento interassociativo nazionale , che raccoglie le 16 organizzazioni datoriali rappresentative della totalità del comparto socio-sanitario.

Dopo l’intervento del Ministro Speranza è intervenuto il presidente di ANSDIPP, Sergio Sgubin, che ha sottolineato l’importanza di svolgere azioni coordinate e progressive per il miglioramento della qualità delle strutture e per la valorizzazione delle figure manageriali, con l’impegno costante per favorire la ripresa dei progetti riabilitativi  e la immediata riapertura delle strutture alle visite dei familiari, superando la fase emergenziale ed i difficili momenti della pandemia; riapertura indifferibile, che necessita però di chiare indicazioni da parte delle istituzioni competenti.

Il Presidente di Anaste, Sebastiano Capurso, dopo aver rivendicato il ruolo essenziale che le RSA ed il personale addetto hanno svolto, con competenza e determinazione, nel contrasto al Covid, ha riassunto le altre proposte avanzate al Governo dal coordinamento interassociativo, nato come esigenza spontanea di tutti gli operatori del settore per sensibilizzare unitariamente le istituzioni alle problematiche dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, a testimonianza della gravità  della attuale situazione. Ha quindi rivendicato il ruolo delle RSA, uniche strutture territoriali funzionanti h24, come centri multiservizi, da dove far partire in maniera rapida ed efficace assistenza domiciliare e telemedicina. Si è poi soffermato sul drammatico problema della carenza di personale professionale nell’intero settore, situazione questa che richiede un immediato intervento delle istituzioni, anche attraverso l’utilizzo delle numerose proposte avanzate da Anaste e da FNOPI, e sulle perplessità legate alla ambigua funzione prevista per gli ospedali di comunità, che certamente assomigliano più ad una RSA che ad un ospedale.

E’ intervenuto poi il Presidente di Uneba, Franco Massi, che ha ricordato il ruolo significativo esercitato durante la pandemia dalle organizzazioni no-profit, specie nel settore residenziale, ricordando invece l’abbandono di tanti anziani, soli nelle loro case, nei momenti più terribili della pandemia. Ha osservato poi che il PNRR, destinato al rafforzamento della sanità, allo sviluppo dei servizi di assistenza ed al riordino della rete assistenziale territoriale, si è trasformato in una misura di sostegno all’edilizia sanitaria, trascurando le esigenze delle strutture, attualmente in grande difficoltà, come risulta dai dati dell’osservatorio RSA della LIUC, che riportano la drammatica realtà di tante strutture con bilanci in perdita ed a rischio di chiusura. Ha ricordato come in Italia sia insufficiente la dotazione di risorse per il settore socio-sanitario, e quindi come il nostro paese sia in ritardo sia per il settore residenziale che per quello domiciliare, che vanno entrambi significativamente rafforzati.

Successivamente la Presidente di Agespi, Mariuccia Rossini, dopo aver illustrato le nuove possibilità assistenziali offerte dai sistemi di cohousing e di supporto leggero, ha riproposto con fermezza uno dei punti cardine dell’ Appello interassociativo, e cioè la necessità e l’urgenza di un sostegno economico al settore, attraverso la destinazione di fondi dedicati, quantificati in circa un miliardo di €, pari alla percentuale di risorse aggiuntive riconosciuta nel Fondo sanitario nazionale a tutti i diversi settori del comparto sanitario, e sostanzialmente coincidenti con i mancati incrementi ISTAT delle rette di degenza in RSA, ferme da oltre 10 anni. Un adeguamento necessario anche in rapporto alla elevata presenza, nelle RSA, di anziani pluripatologici, con elevata percentuale di pazienti affetti da demenza.

Padre Virginio Bebber, Presidente di ARIS, ha concluso ricordando come la carenza di personale stia fortemente condizionando la funzionalità di molti istituti, e come si sia reso necessario ricorrere a misure straordinarie, come il reclutamento di infermieri da paesi extracomunitari, con i conseguenti costi legati ad ospitalità, formazione ed accompagnamento. Ha poi ribadito come il fondamentale compito dell’assistenza di lungo termine, che si svolge nelle RSA, sia quello di rendere le strutture la vera casa degli anziani, attraverso la costante umanizzazione delle cure e l’attenzione continua ai rapporti personali, sconfiggendo, con una vicinanza assidua e qualificata, la solitudine, vero grande nemico di tutti gli anziani.

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